Sul campo ha trionfato una squadra sola, ma fuori ha vinto una comunità intera. Sono servite tre domeniche, nove partite e una serie interminabile di quindici calci di rigore per proclamare la squadra vincente di «Football Communities», il torneo di calcio dedicato ai progetti di accoglienza del territorio di Torino. Domenica 13 maggio l’edizione 2018 è andata al Centro Fenoglio di Settimo Torinese, che si è imposto per 8-7 dal dischetto contro
la cooperativa «L’isola di Ariel». Hanno avuto la meglio su altre 17 squadre, tutte composte da richiedenti asilo e rifugiati inseriti in percorsi di accoglienza. Oltre alla coppa, i giovani di Settimo hanno strappato anche il pass di accesso a «Balon Mundial», la coppa del mondo delle comunità migranti di Torino, il torneo che tra giugno e luglio
vedrà impegnate le nazionali create dai migranti che vivono il territorio. Al di là dei meriti sportivi e dei verdetti che ha dato il campo Regaldi della Circoscrizione 6, la manifestazione ha un valore che va oltre il semplice torneo di calcio:
«è inclusione, fair play, rispetto dei compagni e degli avversari, un momento di condivisione», hanno commentato
gli organizzatori, «500 persone di almeno 30 nazionalità diverse si sono incontrate, hanno scambiato storie ed
esperienze, hanno inseguito un sogno, gioito, esultato, hanno vinto e hanno perso. Ma sempre col sorriso sulla
faccia». Al «Football Communities» hanno vinto le associazioni, i progetti di accoglienza Sprar e Cas del territorio,
ha vinto il modello di integrazione torinese. La manifestazione ha saputo sfruttare lo sport come strumento per
unire, veicolo di promozione sociale e culturale per recuperare il valore delle relazioni. Ha messo in moto anche l’organizzazione e la voglia di fare di molti giovani rifugiati, come nel caso del Carmagnola Senza Frontiere, la squadra di ospiti accolti dall’associazione Karmadonne e dall’associazione Tra Me: «il gruppo ha sfatato il mito del ‘migrante assistenzialista’», sottolinea Tommaso Pozzato, coordinatore del progetto «Balon Mundial»e collaboratore di Karmadonne, «il team ha preso forma guidato da alcuni giocatori-allenatori leader naturali e da giovani che per motivi di salute non potevano giocare, ma volevano lo stesso farne parte. Con l’aiuto di società sportive carmagnolesi come Carmasport e San Bernardo sono partite le selezioni dei 18 da mettere in lista, nel campetto di Casa Frisco. Non sono stati scelti solo i più bravi, ma chi ha partecipato ad allenamenti e partite con continuità e correttezza; la meritocrazia è importante per creare il gruppo». Il cammino di Senza Frontiere si è interrotto ai quarti di finale, ma la squadra ha comunque ottenuto la sua vittoria: «di questa esperienza restano il gruppo e l’appartenenza a una comunità», conclude Pozzato, «da oggi Carmagnola ha dei nuovi cittadini: i ragazzi sono scesi in campo come la squadra della città, quella che li ha accolti, dove vanno a scuola, cercano lavoro e dove provano a immaginare il proprio futuro, lontano da un viaggio pericoloso, ripartendo dalla passione per il calcio».
Da “La voce e il tempo”