In questi mesi contrassegnati da un’impennata di sbarchi in Italia, le telecamere sono state puntate quasi esclusivamente lungo le coste libiche. Tuttavia, per comprendere meglio le dinamiche migratorie che interessano il nostro Paese, occorre spingersi nel cuore dell’Africa subsahariana. È da lì infatti che partono le carovane dirette verso le coste del Mediterraneo. Dai numeri forniti dal Viminale, sono emerse non poche sorprese relative ai Paesi di origine dei migranti.
L’allarme che arriva dalla rotta libica
L’ondata migratoria che ha investito l’Italia in questa prima parte del 2021 è stata imponente. I numeri del ministero dell’Interno parlano chiaro e certificano una netta differenza rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Sono infatti 13.875, alla data del 28 maggio, gli stranieri irregolarmente sbarcati lungo le coste italiane, a differenza dei 4.838 dei primi cinque mesi del 2020. Un fenomeno che non ha conosciuto tregua nemmeno durante il momento clou dell’attuale fase pandemica. Ma la differenza rispetto allo scorso anno non riguarda soltanto i numeri. Per la verità le novità hanno a che fare con le rotte seguite dai migranti. Nella passata stagione è stata la rotta tunisina a destare maggiore preoccupazione.
Dalla Tunisia si partiva in qualsiasi momento: barchini e gommoni con a bordo cittadini tunisini, si sono resi i protagonisti degli sbarchi a Lampedusa. Quest’anno c’è stata invece un’inversione di tendenza che vede nella rotta libica la principale responsabile del fenomeno migratorio. Che la Libia rappresenti maggiore fonte di preoccupazione non lo dicono solo i dati, ma anche le mosse politiche messe in atto dal presidente del consiglio Mario Draghi.
Non a caso il primo viaggio all’estero del capo dell’esecutivo è stato proprio a Tripoli, lì dove ha incontrato il premier Abdul Hamid Mohammed Dbeibah. A questo viaggio ha fatto seguito anche una successiva visita del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese. Il dialogo fra i Paesi va avanti ed è destinato a proseguire in modo sempre più concreto, soprattutto a seguito dell’isolamento dell’Italia in ambito Ue sul tema migratorio.
Chi parte dalla Libia
La Libia rappresenta quest’anno per l’Italia l’emblema del fenomeno migratorio. Da qui sono partiti e continuano a partire diverse migliaia di migranti mettendo in crisi il sistema d’accoglienza del governo di Roma. Ma chi parte dalla Libia? Da una lettura superficiale delle notizie, si potrebbe pensare a viaggi della speranza intrapresi da cittadini libici. Invece non è proprio cosi. Anzi, è tutto il contrario. La Libia non rappresenta altro che il punto di arrivo di tutte quelle persone provenienti dall’Africa subsahariana che vogliono poi proseguire verso le coste meridionali dell’Italia. In primis quelle lampedusane. E qui si arriva a toccare l’altra novità di questa stagione migratoria. Non solo infatti è cambiata la rotta di riferimento, ma sono emersi mutamenti anche in riferimento ai Paesi di origine delle persone che premono per entrare in Libia.
Quest’anno infatti emergono in modo preponderante nazioni come la Costa d’Avorio e la Guinea. In entrambi i casi l’aumento dei flussi migratori è sospetto e preoccupante. Basti pensare che, nella classifica stilata dal Viminale riguardante i Paesi da cui arrivano più migranti verso le nostre coste, la Guinea ad esempio si piazza al quinto posto con 911 migranti. Una nazione questa della quale negli anni precedenti, in relazione all’immigrazione, non si è mai sentito parlare. Nello stesso periodo dello scorso anno da qui sono arrivati poco più di 200 e nella stessa fase del 2019 solo 36. Cosa sta accadendo in questi Paesi?
L’impennata di arrivi dalla Costa d’Avorio
Quando nel 1960 la Costa d’Avorio è diventata indipendente dalla Francia, nell’ambito del processo di decolonizzazione portato avanti nel continente africano, il suo fondatore Félix Houphouët-Boigny si è ritrovato davanti a un dilemma: c’erano molte terre incolte e poca manodopera. La soluzione adottata è stata molto semplice: aprire il Paese agli stranieri. Nel giro di appena un decennio la Costa d’Avorio ha iniziato ad essere popolata da cittadini provenienti dalle nazioni vicine. Il Paese si è trasformato in un territorio soggetto all’immigrazione e non all’emigrazione. Oggi il quadro si è ribaltato. Dal 2002 le tensioni interne, sfociate più volte in una latente guerra civile, hanno fatto sprofondare la Costa d’Avorio in un baratro sociale ed economico da cui sempre più persone provano a scappare.
I dati che riguardano l’emigrazione ivoriana verso l’Italia appaiono eloquenti. Nel 2018 nel nostro Paese sono arrivati, come segnalato dal Viminale, 1.064 cittadini della Costa d’Avorio, nel 2019 ne sono sbarcati 1.139, mentre sono stati 1.950 i migranti arrivati nel 2020. Una crescita costante confermata anche nell’anno in corso: al 27 maggio 2021, sempre secondo il ministero dell’Interno, sono già 1.379 gli ivoriani giunti lungo le nostre coste tramite la Libia. Buona parte di loro percorre la rotta migratoria dell’Africa centrale: “Spesso – ha spiegato su InsideOver una fonte dell’Oim attiva in Costa d’Avorio – le persone che vogliono andare in Europa raggiungono con normali mezzi di linea il Niger, poi si aggregano alle carovane che risalgono il Sahara”.
L’ulteriore impennata già ben ravvisabile in questo 2021 non dovrebbe essere figlia di nuovi sconvolgimenti interni al Paese. Le ultime elezioni presidenziali tenute nell’ottobre scorso hanno sì creato nuove tensioni ma, al contempo, non hanno peggiorato la già grave situazione economica: “Molto probabilmente – ha sottolineato ancora la fonte dell’Oim – l’emigrazione dalla Costa d’Avorio è un fatto oramai da considerarsi contingentale e consolidato”.
L’enigma della Guinea
Il numero di ivoriani approdati nel 2021 ha stupito fino ad oggi per l’incremento ma, di per sé, non ha rappresentato una vera sorpresa. Discorso diverso vale invece per la Guinea. Nella graduatoria del Viminale dove vengono elencate le nazioni di origine dei flussi migratori diretti lungo le nostre coste, la Guinea al momento è al quinto posto, subito dietro a Bangladesh, Tunisia, Costa d’Avorio ed Eritrea: “Stiamo notando – confermano dal Viminale – un incredibile aumento di guineani tra i migranti, negli altri anni le cifre erano ben diverse e quasi esigue”. Difficile capire i motivi dietro questo imprevedibile fenomeno.
Il 2020 è stato un anno difficile per il Paese e non solo per il coronavirus. Le elezioni presidenziali tenute in ottobre hanno acuito le tensioni per via delle proteste contro l’attuale presidente Alpha Condé, tuttavia non si è registrata una degenerazione della situazione tale da giustificare l’impennata delle partenze verso l’Italia. A febbraio in Guinea ha fatto nuovamente la sua comparsa l’epidemia di ebola, dopo cinque anni dagli ultimi casi di contagio. Il focolaio però, secondo le ultime indicazioni dell’Oms, dovrebbe essersi già ridimensionato e non costituirebbe un grande pericolo. Le preoccupazioni però non mancano, unito alla certezza che, da qui ai prossimi mesi, occorrerà monitorare molto il fronte guineano.