Prosegue intanto la raccolta fondi: superata quota 100 mila euro. Serviranno ad aiutare la famiglia nel rimpatrio della salma e a portare avanti i progetti di Agitu

In appena sei giorni, la raccolta fondi per Agitu Ideo Gudeta lanciata sul sito web www.gofundme.com ha superato quota centomila euro. Sono più di tremila e duecento le persone che hanno deciso di contribuire. Chi con 5 euro, chi con 20, chi con cinquecento o con mille: ci sono associazioni, artisti, singoli cittadini e poi tante persone che hanno voluto prendere parte a questa dimostrazione di solidarietà in modo anonimo, senza neppure lasciare scritto il proprio nome.

La raccolta fondi promossa da Zebenay Jabe Daka, presidente dell’associazione Amici dell’Etiopia, si chiama Le capre felici, proprio come l’azienda di Agitu, e ha un duplice obiettivo: sostenere economicamente la famiglia a far fronte alle spese del trasferimento della salma nel paese del Corno d’Africa – cosa che probabilmente avverrà lunedì 11 gennaio – e dare continuità ai tanti progetti dell’imprenditrice. I fondi raccolti saranno gestiti da un comitato etico che deciderà come investire il denaro.

Agitu Ideo Gudeta è stata uccisa lo scorso 29 dicembre, ma ciò che ha costruito nei dieci anni vissuti in Trentino-Alto Adige continua a vivere. Molte delle 82 capre che allevava – di tre razze differenti, pezzata mòchena, camosciata delle Alpi e bionda dell’Adamello – sono gravide e nel giro delle prossime due settimane partoriranno. Di loro, nell’immediato, si prenderà cura una ragazza di 20 anni, Beatrice Zott, che già collaborava con Agitu. Di tutto il resto, dei tanti progetti che la donna di origine etiope aveva costruito e ai quali stava lavorando, si penserà più avanti.

Il futuro dell’azienda agricola, la produzione di latte, formaggi, yogurt e creme cosmetiche, la bottega in centro a Trento, la ristrutturazione dell’ex asilo di Frassilongo per trasformarlo in fattoria didattica, le idee di avviare un ostello agricolo e offrire ospitalità: per ragionare su come portare avanti tutto questo ci sarà tempo, anche se non sarà facile. «Una persona sola non potrà mai prendere il posto di Agitu. Per la sua cultura, l’intraprendenza, l’attivismo e semplicemente per tutto quello che faceva occorrerebbero una decina di persone» racconta oggi l’amica Elisabetta Nardelli, la responsabile dell’ufficio produzioni trentine di Trentino Marketing, che è anche la persona a cui noi di Slow Food dobbiamo un grazie per averci fatto conoscere Agitu, portandola a Terra Madre Salone del Gusto nel 2014.

Ora, però, è tempo di ricordarla: per questo motivo, sabato 9 gennaio alle 11 al cimitero monumentale di Trento è in programma un momento dedicato ad Agitu. Una breve cerimonia di commiato aperta al pubblico (ma con limitazioni al numero di partecipanti nel rispetto delle misure per il contenimento della pandemia di Covid-19) prima che la salma faccia ritorno in Etiopia, dove si svolgeranno le esequie.

Nel frattempo, in molti hanno già voluto lasciare un mazzo di fiori sulla panchina rossa – simbolo dell’impegno contro la violenza sulle donne – che la Città di Trento ha posizionato in piazza S. Maria Maggiore, proprio nel punto dove Agitu era solita allestire la bancarella con i suoi prodotti.

di Marco Gritti, m.gritti@slowfood.it