I lavoratori dei campi non hanno lavorato per protesta contro il decreto Rilancio. Chiedono un permesso di soggiorno per emergenza sanitaria per tutti, che permetta anche agli stranieri presenti in Italia di iscriversi all’anagrafe, dunque di avere diritto ad una tessera sanitaria e all’assistenza di un medico di base
Trattori spenti, campi vuoti e un fiume umano di migliaia di braccianti che da Torretta Antonacci, uno dei principali centri di raccolta del foggiano, ha attraversato le campagne. Ferme, come aveva chiesto l’Usb per protestare contro paletti e ostacoli previsti per la regolarizzazione degli stranieri inclusa nel “Decreto Rilancio”. Un provvedimento, denuncia il sindacato, che taglia fuori la maggior parte dei lavoratori della terra, destinati a rimanere invisibili come lo sono adesso.
“A differenza di medici e infermieri che hanno salvato vite a prescindere da sesso, colore, professione, orientamento religioso, il governo ha deciso di dare la precedenza ai carciofi e non agli esseri umani” dice al termine della marcia Aboubakar Soumahoro, dirigente dell’Usb che ha guidato la mobilitazione “adesso, il premier Giuseppe Conte metta gli stivali e venga ad ascoltarci, perché qui ci sono esseri umani non braccia”.
E che quegli invisibili esistono, i braccianti lo hanno mostrato con una marea umana che ha invaso le campagne ed è arrivata con una propria delegazione fino alla prefettura di Foggia, dove sono state consegnate cassette di frutta e verdura. Le uniche che oggi verranno raccolte nella zona, perché l’adesione allo sciopero è stata pressoché totale.
La mobilitazione è iniziata già nella notte. Campo per campo, azienda per azienda, insediamento per insediamento, delegazioni di braccianti si sono spostate per confermare quanto discusso negli ultimi giorni in riunioni e assemblee. Parola d’ordine: “Oggi, tutti fermi. Nessuno va nei campi a raccogliere frutta e verdura”.
Attorno alle 4, quando la maggior parte dei lavoratori della terra inizia a radunarsi ai crocicchi delle strade per cercare un lavoro a giornata o si avvia verso i campi, veri e propri picchetti sono stati organizzati nei principali punti di raccolta. E attorno alle 9, tutti erano a Torretta Antonacci, pronti per mettersi in marcia. Un serpentone umano che ha attraversato le campagne in cui quotidianamente fatica a schiena curva per chiedere diritti, lavoro, dignità. “Questa è una giornata storica, non quella dell’approvazione di una brutta copia della sanatoria di Maroni, anzi anche peggiore di quella come lui stesso ha dichiarato” dice Soumahoro.
Nessuno immaginava un’adesione così massiccia alla marcia, neanche il più ottimista pensava che da Saluzzo alla Sicilia, dalla Calabria al Beneventano, in tutti i campi i braccianti si sarebbero fermati. Dalla Piana di Gioia Tauro, i lavoratori migranti che vivono nei ghetti senza acqua né corrente elettrica, o nelle tendopoli ministeriali dove si muore di freddo o di fuochi accesi per combatterlo, la protesta è arrivata fin sotto alla prefettura di Reggio Calabria. Causa limitazioni da pandemia, solo una delegazione ha potuto lasciare tende e baracche. Ma nelle campagne, in molti hanno incrociato le braccia, aderendo alla mobilitazione lanciata dall’Usb. Che non sarà l’ultima, promette Soumahoro.
Se il governo dovesse rimanere sordo alle richieste dei braccianti, ci saranno altri scioperi. “E se ci costringono a farlo – annuncia il sindacalista – arriveremo fin sotto Montecitorio con i nostri stivali sporchi di terra”. La richiesta rimane quella fino ad oggi ignorata dall’esecutivo: un permesso di soggiorno per emergenza sanitaria per tutti, svincolato dal lavoro, che permetta anche agli stranieri presenti in Italia di iscriversi all’anagrafe, dunque di avere diritto ad una tessera sanitaria e all’assistenza di un medico di base. “Non c’è alcuna evidenza scientifica sulla sconfitta del Covid19 e non si può permettere che un esercito di esseri umani non possa avere neanche accesso all’assistenza medica” continua il sindacalista. E rivela: “Anche il Vaticano con un suo documento ha indicato una regolarizzazione straordinaria come obiettivo necessario”.
Si tratta dell’ultimo bollettino della sezione “Migranti e rifugiati” del Vaticano, organismo presieduto da Papa Francesco in persona, che fra le buone pratiche “avviate per difendere i loro diritti, offrire loro un sostegno essenziale e scongiurare una più vasta diffusione del virus” indica: tutela dei diritti dei lavoratori migranti; supporto ai migranti disoccupati durante l’emergenza; promozione di una regolarizzazione straordinaria”.
Ma questa, spiega Soumahoro, non è solo una battaglia dei lavoratori migranti. “Riguarda tutti, ha a che fare con la battaglia è anche per la costruzione di una filiera etica del cibo e passa – spiega – per la costruzione di un fronte che tenga insieme anche consumatori e piccoli produttori. L’appuntamento c’è già. A luglio, “qui, nel foggiano, nella terra di Di Vittorio, organizzeremo una grande assemblea dei braccianti, italiani e stranieri, perché nelle campagne non mancano le braccia, ma i diritti. E sarà aperta anche a produttori e consumatori” annuncia il sindacalista “In molti oggi hanno deciso di schierarsi con noi, lasciando i carrelli vuoti e lo faranno ogni 21 dei mesi a venire, perché la mobilitazione continua”.
Obiettivo, la grande distribuzione, settore dal fatturato di 83 miliardi l’anno, in grado di imporre prezzi che schiacciano tutta la filiera ma mai chiamata in causa dal governo per risolverne i problemi. “I braccianti sono l’ultimo anello di una catena di vessazioni che coinvolge anche gli agricoltori, costretti a subire i prezzi di vendita imposti, e i consumatori che subiscono rincari utili solo ad aumentare il fatturato delle grandi aziende” dice Soumahoro. “È ora di iniziare a parlare con una sola voce di cibo anche eticamente sano”.
Fonte: Repubblica