Il borgo della Locride è stato ribattezzato “dei santi medici e martiri Cosma e Damiano”. La giunta a trazione leghista cancella le tracce del modello di accoglienza messo in piedi da Mimmo Lucano.
Riace non è più il paese dell’accoglienza e ad affermarlo sono anche i cartelli. Per decisione del neosindaco Antonio Trifoli, eletto nel maggio scorso con una lista a trazione leghista, lo storico cartello che all’ingresso del borgo dava a tutti il benvenuto a “Riace, paese dell’accoglienza” è stato rimosso. Al suo posto, è spuntato un enorme pannello marrone che ribattezza il borgo “paese dei santi medici e martiri Cosimo e Damiano” con tanto di primo piano del santuario e delle statue sacre. E non sarà l’unico. “A breve – ha annunciato il sindaco Trifoli nel corso dell’inaugurazione – ce ne saranno altri al confine con i Comuni di Camini e Stignano e verranno apposti altri cartelli turistici”. Dove non si sa, ma in molti scommettono che andranno a sostituire tutti quelli che battezzano Riace come paese dell’accoglienza.
Soddisfatto “perché finalmente si arriva e ci si trova davanti l’identità di Riace” il parroco, padre Giovanni Coniglio, che dopo anni di guerra fredda con la Giunta guidata da Mimmo Lucano, si è detto felice “per la nuova stagione di collaborazione con l’amministrazione”. Sarà per l’impegno (anche finanziario) del Comune per l’imminente festa patronale? Non è dato sapere, così come non si sa – al momento – chi abbia proposto la sostituzione della cartellonistica e con che motivazione. È “un’iniziativa dell’amministrazione in occasione del 350° anniversario dell’arrivo della Reliquia di San Cosma a Riace”, si è limitato a dire Trifoli. Ma per molti in paese è solo l’ennesimo, visibile, taglio con il passato e con quel modello di accoglienza e integrazione che ha regalato a Riace notorietà mondiale.
E magari anche uno sgarbo a Mimmo Lucano, ridiventato una presenza potenzialmente ingombrante in paese, dove è da poco tornato dopo 11 mesi di esilio. L’eredità del suo “modello Riace” si fa ancora sentire, in centinaia ancora visitano il borgo per cercare di capire cosa sia rimasto del “paese dell’accoglienza”. Un lascito che è anche una boccata d’ossigeno per le poche realtà commerciali del paese, ma di cui l’amministrazione non ha mai nascosto di volersi disfare al più presto. Per questo, secondo indiscrezioni, a breve potrebbero sparire anche altri “simboli” come i murales che colorano i muri del borgo o i grandi archi di legno che incorniciano l’ingresso al “villaggio globale”, un tempo cuore del “modello Riace” potrebbero essere smantellati. O almeno, così sembra progettare l’amministrazione. A meno che non venga decapitata dai due ricorsi contro Trifoli, sulla cui eleggibilità si pronuncerà il Tribunale il prossimo 1° ottobre.
Fonte: La Repubblica