Il prefetto ha un profilo totalmente opposto a quello del suo predecessore, Matteo Salvini. E a Milano cancellò, in ventiquattr’ore, alcune ordinanze di comuni leghisti anti-immigrati.

Luciana Lamorgese, nuovo ministro dell’Interno, ha probabilmente uno dei compiti più difficili del nuovo governo a guida Conte: prendere il posto di Matteo Salvini e fare i conti con le ultime scelte politiche fatte dall’ex inquilino del Viminale. Del resto conosce bene quegli uffici per aver lavorato insieme ad Alfano, che la chiamò dopo la vicenda Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov che causò più di un imbarazzo all’Italia, e poi con Minniti.

In passato, sulla questione migranti, si è già scontrata con il leader leghista e il suo nome, uno dei più tecnici del nuovo esecutivo, è apprezzato sia dai dem che dai pentastellati. Altra nota di discontinuità è rappresentata dalla sua assenza (ad oggi) dai social, Facebook e Twitter in particolare, strumenti tra i più amati da Salvini per attuare le sue strategie di comunicazione e propaganda. Non è detto, come è avvenuto in passato con altri ministri, che tali profili vengano creati per essere poi gestiti da uno staff.

Biografia e ruoli ricoperti
Nata a Potenza l’11 settembre 1953, sposata con due figli, laureata in giurisprudenza, avvocato, ha svolto numerosi incarichi prima di accettare a far parte del secondo esecutivo guidato da Giuseppe Conte. Il 1 gennaio 1989 è stata nominata Viceprefetto Ispettore e poi Viceprefetto dal 1 gennaio 1994 e Prefetto dal 28 luglio 2003.

Ha lavorato nella Prefettura di Varese e a Roma presso il Ministero, alla Direzione Generale per l’Amministrazione Generale e per gli Affari del Personale, dal dicembre 1980, dove ha prestato servizio dapprima presso la Divisione Affari Generali e quindi, dal dicembre 1985, presso l’Ufficio Studi per l’Amministrazione Generale e per gli Affari Legislativi; ha lavorato all’Ufficio Centrale per gli Affari Legislativi e le Relazioni Internazionali, dall’ottobre 1996, dove è stata Direttore dell’Ufficio Ordinamento della Pubblica Amministrazione. Nel 2010 è stata prefetto di Venezia dal 2010 al 2012, e poi di Milano dal 13 febbraio 2017 al 1 ottobre 2018.

Ha svolto diverse funzioni come prefetto: direttore Centrale per le risorse umane presso il Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali. Vice Capo Dipartimento per l’espletamento delle funzioni vicarie presso il Dipartimento per le politiche del personale dell’amministrazione civile e per le risorse strumentali e finanziarie. È stata vicecapo di gabinetto per l’espletamento delle funzioni vicarie a partire dal 10 dicembre 2008.

Il 20 maggio 2011 è stata nominata anche Soggetto Attuatore per l’espletamento di tutte le attività necessarie per l’individuazione, l’allestimento o la realizzazione e la gestione delle strutture di accoglienza nella Regione Veneto.

Lamorgese è stata anche Capo del Dipartimento per le politiche del personale dell’amministrazione civile e per le risorse strumentali e finanziarie, dal 10 gennaio 2012. Dal 19 luglio 2013 al 12 febbraio 2017 ha svolto le funzioni di Capo di Gabinetto del Ministero dell’Interno.

È la terza donna a ricoprire il ruolo di ministro dell’Interno dopo Rosa Russo Iervolino, vent’anni fa con il governo d’Alema, e Annamaria Cancellieri, nominata all’interno del governo di Mario Monti.

Gli scontri con la Lega e le misure anti immigrati
Nel 2017, Lamorgese era già salita alla ribalta per alcuni scontri con i sindaci lombardi a guida leghista. Come prefetto di Milano, infatti, cancellò in ventiquattro ore alcune ordinanze varate da comuni come Cologno Monzese, Senago, Trezzo sull’Adda (e che prevedevano multe per i cittadini e gli enti che avessero intenzione di ospitare richiedenti asilo). Con motivazioni molto lontane da quelle propugnate da Salvini durante gli ultimi mesi: “L’accoglienza dei migranti non mette in pericolo la sicurezza e la salute pubblica”; “non sussistono presupposti di “urgenza” e di “pericolo irreparabile”.

Insomma, già in passato si è dimostrata risoluta nel contrastare misure ritenute poco legittime e forzate in tema sicurezza e immigrazione. E sarà questa la prima grande grana che dovrà affrontare: cosa succederà ai decreti sicurezza varati dal governo giallo-verde? Quali saranno le decisioni che prenderà il Viminale con le navi delle Ong cariche di migranti recuperati al largo delle coste libiche?

 

Fonte: Agi