Le Commissioni riaprono le porte ai rifugiati, dopo la sentenza che giudica il decreto sicurezza inapplicabile alle domande d’asilo presentate prima del 5 ottobre 2018. Clamoroso il dato dell’ultimo mese: i rifugiati che ottengono un permesso umanitario passano dai 150 di gennaio ai 1.821 di febbraio, il 28% delle richieste
Bentornata protezione umanitaria. Nonostante il decreto Salvini l’abbia cancellata, le commissioni per l’asilo riprendono a concederla. Clamoroso il dato dell’ultimo mese: i rifugiati che ottengono un permesso umanitario passano dal 2% di gennaio al 28% di febbraio 2019. Tradotto in numeri: erano solo 150 a gennaio sono schizzati a 1.821 il mese dopo. Tutto merito della recente pronuncia della Cassazione in base alla quale il decreto Salvini non ha efficacia retroattiva.
Decreto sicurezza. Un passo indietro. Il 5 ottobre 2018 è entrato in vigore il decreto sicurezza che tra l’altro abolisce il permesso di soggiorno per motivi umanitari. Da quel momento le commissioni per l’asilo hanno cominciato a stringere sulle concessioni, di fatto azzerandole. Due esempi: a dicembre solo il 3% dei richiedenti asilo ha ottenuto la protezione umanitaria, il 2% il mese dopo. Poi è successo qualcosa.
Sentenza della Cassazione. Il 19 febbraio è stata depositata la sentenza della Corte di Cassazione: i giudici hanno riconosciuto che l’abrogazione del permesso per motivi umanitari voluta dal governo riguarda solamente coloro che hanno fatto domanda di asilo dopo il 5 ottobre 2018, data di entrata in vigore del provvedimento. Da qui l’immediata “capriola” delle commissioni territoriali.
Boom di permessi umanitari. Stando infatti agli ultimi dati pubblicati online dal Viminale, degli oltre seimila richiedenti asilo esaminati a febbraio, 425 hanno ottenuto lo status di rifugiati, 274 la protezione sussidiaria e ben 1.821 (il 28%) l’umanitaria. Un dato clamoroso.
“La partita sui diritti è ancora aperta”. «Se i dati sugli esiti delle domande d’asilo nel mese di febbraio, appena pubblicati dal Viminale, si confermano reali – commenta Filippo Miraglia, responsabile immigrazione dell’Arci – ancora una volta la magistratura con le sue sentenze si è incaricata di far rispettare la legge a un governo e a un ministro che in virtù dei sondaggi pensa di non essere soggetto alla legge. Sarebbe una buona notizia per il diritto d’asilo che rimane tutelato dall’articolo 10 della Costituzione e dalla convenzioni e trattati internazionali. Tenendo conto della condizione concreta dei richiedenti asilo presenti in Italia, quasi 90mila aspettano ancora di sapere che fine faranno (e molti aspettano da più di due anni), questo cambio avrà un effetto sul sistema d’accoglienza e sulla “produzione” di irregolari. Gran parte di quelli che aspettano di essere ascoltati dalle commissioni sono arrivati prima del 5 ottobre e questo dato confermerebbe che non quasi 9 su 10, ma poco più di 6 su 10 riceveranno un diniego.
Si alleggerisce il lavoro dei Tribunali. Si alleggerisce così il lavoro dei Tribunali e si evita a migliaia di persone, che magari hanno già fatto un percorso di integrazione, di diventare irregolari e quindi di gonfiare le fila di chi non può che lavorare in nero. A questo esito sui permessi di soggiorno si aggiunge la recente sentenza del Tar della Basilicata che dà ragione a chi dice che hanno ancora diritto all’accoglienza quelli arrivati prima del 5 ottobre e che quindi non possono essere allontanati dai centri dopo aver ottenuto l’umanitario. Insomma la partita sui diritti è ancora aperta e l’impronta del razzismo non è scontato che prevalga sullo stato di diritto».
Fonte: Repubblica