La rivista “Fortune” scopre il sindaco di Riace. Che ha trasformato l’accoglienza dei migranti in un’opportunità. Facendo meglio del governo.
Barricate. Se penso a questa parola e al significato che può assumere oggi mi vengono in mente alcune cose. Barricate, quelle che gli immigrati hanno fatto a Castelvolturno dopo la strage di San Gennaro del 18 settembre 2008, quando sei ragazzi africani tutti giovanissimi furono crivellati da 120 colpi di pistola esplosi da un commando di fuoco che faceva capo a Giuseppe Setola. Killer travestiti da carabinieri fecero irruzione davanti a un laboratorio sartoriale sulla Domitiana. Dei sei ghanesi rimasti a terra se ne salvò solo uno, che si finse morto. Il giorno dopo gli immigrati di Castelvolturno eressero barricate contro la camorra, in una manifestazione che ora si è completamente dimenticata. Una manifestazione che si ricorda oggi, invece, come la rivolta degli immigrati contro gli italiani. Un anno dopo ci fu la rivolta di Rosarno. Anche lì non si trattò di immigrati contro italiani, ma di immigrati che denunciarono – unici a farlo – la piaga del caporalato. Al tempo avevo la convinzione, che mi si è rafforzata negli anni, che non solo gli immigrati vengono in Italia a fare lavori che gli italiani non vogliono più fare, ma anche a difendere diritti che gli italiani non vogliono e non credono di dover più difendere.
E ora le barricate sono invece per proteggere “noi” da “loro”. Noi, ovvero i legittimi proprietari di una terra, e loro gli usurpatori. Ma un dettaglio che non passa mai, perché è di buon senso e il buon senso non fa notizia, è che “noi”, intendo noi europei, siamo 734 milioni, e “loro” – loro gli usurpatori, loro i conquistatori, loro i terroristi – sono infinitamente di meno. Un milione di rifugiati hanno raggiunto l’Europa nel 2015, ma 216 mila nel 2014. Volendo approssimare per eccesso, se pure negli ultimi 20 anni fossero arrivati 20 milioni di rifugiati richiedenti asilo, sarebbe un numero esiguo su cui non è affatto giustificato l’allarme che stiamo vivendo e il panico che ha generato l’emergenza accoglienza. Sì perché non si tratta di emergenza profughi, ma di emergenza accoglienza. L’emergenza vera sta nella nostra incapacità di gestire le frontiere e di dare asilo a chi ne fa richiesta, una richiesta che non può avvenire attraverso moduli e domande inviate per tempo, ma con la presenza fisica.
E queste cifre, irrisorie, sono diventate emergenza per l’inadeguatezza di chi ci governa e per l’opportunismo di chi non ha idee e sulla paura costruisce campagne stampa ed elettorali.
E così, una notizia con la quale avrebbero dovuto aprire tutti, quotidiani e telegiornali, è come sempre passata perlopiù inosservata, raccontata dai pochi che ne hanno compreso la portata rivoluzionaria, ma trattata in maniera frettolosa. La rivista statunitense “Fortune”, che si occupa di business globale, ha inserito Mimmo Lucano, sindaco di Riace, il piccolo comune calabrese noto per il ritrovamento dei Bronzi, al quarantesimo posto della classifica dei 50 leader più influenti del mondo, insieme al Papa, ad Aung San Suu Kyi e Bono Vox. Ma quale sarà stato mai il merito del sindaco di un paese che non entrava nelle cronache italiane dal 1972?
Quello di dare ospitalità a più di seimila immigrati che non solo hanno ripopolato Riace, ma che non hanno utilizzato quel soggiorno come attesa per una destinazione altra, ma che a Riace sono rimasti e hanno avviato attività che li legheranno a quel territorio probabilmente per tutta la vita. Inutile dire che Mimmo Lucano è l’unico italiano presente nella classifica di “Fortune”. Non c’è il nostro presidente del Consiglio, che pure ritiene di aver proposto all’Europa un piano per risolvere la questione migranti; non imprenditori, né attivisti. Nessuno. E Lucano, nelle interviste fatte a commento della notizia, ha sottolineato come abbia lavorato solo per il bene della comunità che amministra. Del resto, a dimostrazione che il suo lavoro ha davvero una portata rivoluzionaria, il fatto che i nostri politici, sempre indietro su tutto, non lo abbiamo compreso: nessuna carica dello Stato ha speso nell’immediato una parola di riconoscimento nei riguardi di un sindaco che ha onorato il suo mandato, facendo politica nel senso più nobile del termine e senza inseguire consenso, senza parlare alla pancia dei suoi concittadini, ma facendo una proposta coraggiosa.
Mimmo Lucano ha capito una cosa fondamentale: è solo accogliendo i migranti che molti paesi del sud Italia, ormai spopolati, potranno sopravvivere. Non è buonismo, ma una teoria economica valida e ormai realizzata.